AVANTI DA SOLI, QUI IL CEMENTO CI DIVIDE DAL PD

Un conto è il Governo ma quello che si fa sui territori si decide sui territori.

𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐞𝐬𝐜𝐥𝐮𝐝𝐞 𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐨𝐫𝐢 𝐮𝐧‘𝐚𝐥𝐥𝐞𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐭𝐢, 𝐢𝐥 𝐏𝐝 𝐢𝐧 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐢𝐬, 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐁𝐞𝐩𝐩𝐞 𝐒𝐚𝐥𝐚?

Il mio non è un no a prescindere, ma ragiono su quanto accaduto in questi cinque anni a Milano. E come me la pensano i nostri consiglieri comunali, chi fa politica nei Municipi e i militanti del Movimento. II nostro progetto non è allineabile a quello dell’attuale Sindaco. Stiamo parlando di un’amministrazione che alla voce “riqualificazione” abbina sempre il consumo di suolo.

Prendiamo gli scali ferroviari, quello di Porta Romana, in particolare. Cosa si farà? Cemento. II verde, in questa giunta, è solo un proclama.

𝐌𝐚 𝐧𝐞𝐦𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐚𝐝 𝐮𝐧 𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐛𝐚𝐥𝐥𝐨𝐭𝐭𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨, 𝐢𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐞𝐫𝐠𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐬𝐮𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐫𝐚𝐦𝐦𝐢?

La vedo molto difficile. Ripeto, siamo troppo distanti. E non vale nemmeno – anticipo la domanda – il discorso che si fa sulle alleanze di governo. Ciò che succede a Palazzo Chigi o in Parlamento si decide lì, ciò che accade nei territori si decide sui territori. Gli equilibri milanesi vanno gestiti da chi sta a Milano.

𝐄 𝐬𝐞 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚𝐬𝐬𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐭𝐞𝐥𝐞𝐟𝐨𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐑𝐨𝐦𝐚?

Penso che andrebbe rispedita al mittente.

𝐈𝐈 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨𝐬𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐡𝐚 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐜𝐚𝐧𝐝𝐢𝐝𝐚𝐭𝐨, 𝐢𝐥 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨𝐝𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐬𝐞 𝐥𝐨 𝐚𝐯𝐫𝐚̀.

𝐄 𝐯𝐨𝐢?

Nel centrodestra c’è solo un gran caos. Stanno facendo a gara per sparare nomi da dare in pasto ai retroscena e solo per rispondere all’annuncio di Sala: si parla di Marangoni, Del Debbio, poi manager o imprenditori. Vedo poche idee e molto confuse, invece noi è proprio su quelle che stiamo lavorando, il linea con i contenuti e le linee guida del Recovery Plan: transizione ecologica, rivoluzione verde e temi ambientali in generale, con molta attenzione alla valorizzazione dei parchi, alla qualità dell’aria e alla vivibilità della città, soprattutto nelle peri ferie.

𝐎𝐤, 𝐦𝐚 𝐢𝐥 𝐜𝐚𝐧𝐝𝐢𝐝𝐚𝐭𝐨?

I tempi ancora non sono maturi. Arriveranno al più presto le valutazioni dei gruppi locali e di chi gestisce la piattaforma Rousseau. Entro gennaio, queste più o meno sono le tempistiche a cui ci siamo sempre attenuti, avremo la scelta del candidato.

𝐈𝐈 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐢𝐥𝐨? 𝐕𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐦𝐨𝐝𝐚 𝐢 𝐧𝐨𝐦𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀ 𝐜𝐢𝐯𝐢𝐥𝐞…

Non mi permetto di scavalcare le volontà e le decisioni dei gruppi milanesi, ma per me dovrebbe essere un consigliere o un attivista. Qualcuno che in questi si è speso sul territorio crescendo insieme al Movimento. Non un “Papa straniero”, ecco.

𝐂𝐚𝐥𝐞𝐧𝐝𝐚, 𝐫𝐢𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐝𝐨𝐬𝐢 𝐚𝐥 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐀𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐚𝐧𝐝𝐢𝐝𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐥𝐚, 𝐡𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞: “𝐒𝐢, 𝐦𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐢 𝐩𝐨𝐩𝐮𝐥𝐢𝐬𝐭𝐢“.

Calenda fa come tutti coloro che guidano i partiti dello zero virgola, attacca i grandi per far parlare di sé. A Milano non se lo fila nessuno, l’unico modo che ha per attirare l’attenzione è colpire noi. Diciamo che il suo giudizio non mi preoccupa.

𝐀 𝐌𝐢𝐥𝐚𝐧𝐨, 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐑𝐨𝐦𝐚 𝐨 𝐚 𝐓𝐨𝐫𝐢𝐧𝐨, 𝐌𝟓𝐬 𝐞̀ 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐛𝐨𝐥𝐞. 𝐍𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟏𝟔 𝐥‘𝐚𝐥𝐥𝐨𝐫𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐝𝐢𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐨 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐥𝐮𝐜𝐚 𝐂𝐨𝐫𝐫𝐚𝐝𝐨 𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐨̀ 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐜𝐨 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐞𝐜𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐨. 𝐄̀ 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐭𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐨𝐬𝐚?

Siamo politicamente più maturi, meno autoreferenziali. In questi anni ci siamo aperti ad un confronto con la città, con le associazioni che lavorano nei Municipi, nei quartieri. È stato fatto un ottimo lavoro. Diciamo che abbiamo un po’ smesso di fare i primi della classe e questo è un bene.