In questi giorni abbiamo depositato un progetto di legge per regolamentare le feste e le sagre. Prima che qualcuno si scandalizzi, preciso che non è un progetto di legge col fine di far cessare le feste tradizionali di paese né quelle con scopi solidaristici, bensì vuole regolamentare una situazione che non è ben regolamentata, nella tutela dei consumatori e degli operatori del commercio.

Sono ormai numerose le località turistiche dove vere e proprie aziende mascherate da ONLUS organizzano feste e sagre con scopo di lucro, che nulla hanno a che vedere col territorio poiché non garantiscono la territorialità dei prodotti e che ingenerano concorrenza sleale con i ristoratori ma anche con quelle associazioni che da tempo fanno attività di volontariato sul territorio e trovano nella festa annuale l’occasione per rendicontare le attività svolte e raccogliere quelle poche risorse che permettono lo svolgimento di tali attività.

La proposta di legge prevede principalmente che:

  • In uno stesso Comune non possono esserci più di 10 giorni di sagra al mese e questi giorni devono essere consecutivi
  • Sono esentate dalle restrizioni quelle sagre che storicamente sono presenti su un territorio e fanno ormai parte della tradizione locale, così come le quelle che coinvolgono gli operatori locali (bar, ristoranti, ecc).
  • Nel caso di sagre dedicate a un prodotto tipico, il menù proposto non deve discostarsi se non per qualche piatto da quell’ingrediente (se la sagra è sulla castagna, il menù deve contenere ricette con castagne, se la sagra è sul fungo, i piatti devono contenere funghi, e via dicendo).

In Commissione Attività Produttive è già stata aperta la discussione sulla questione. Unico contrario, perfino sul discuterne, è stato il PD. Organizza talmente tante feste che si trova in conflitto d’interessi.

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