Con l’Assemblea di Uniacque di ieri sera è stata confermata la prassi decennale per cui i partiti si arrogano il diritto di spartirsi una società pubblica con annessi interessi e consulenze.

Si sarebbe potuta scrivere una pagina importante di buona politica, lasciando fuori le segreterie dei partiti dalle scelte strategiche di una società così importante per il nostro territorio, di cui sono soci quasi 200 Comuni, puntando sulle competenze per la definizione di un piano industriale che sfrutti ogni potenzialità.

Ma le larghe intese in salsa bergamasca ancora una volta hanno deciso di seguire interessi particolari a discapito dei cittadini, che continueranno a pagare in bolletta le cattive gestioni dovute a nomine politiche anziché di merito.

Condividi questa pagina
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •