Generalmente le infrastrutture si costruiscono per servire un territorio sviluppato o in via di sviluppo. Qui invece ci troviamo di fronte all’assurdo: bisogna rendere attrattivo un territorio per giustificare l'(in)utilità di un opera.

Peccato che la Bassa Bergamasca fosse già attrattiva e produttiva, nel settore più ovvio per quel tipo di territorio, ovvero l’agricoltura, prima che venisse massacrata dalla costruzione di BreBeMi e TAV.

Lo studio (ma chi l’avrà mai commissionato?!) comparso questa mattina sull’Eco di Bergamo parla di “conversione produttiva”. Significa forse che un territorio per storia, cultura e tradizione dedito al settore agricolo, deve trasformarsi in modo artificiale e innaturale in un territorio a vocazione manifatturiera?
Ma lo sanno questi “studiosi” che il settore manifatturiero è quello che negli ultimi sei anni è risultato maggiormente in difficoltà e che diversi studi ci fanno capire che non torneremo mai più ad un livello produttivo pre- crisi, dato che la produzione si è spostata in paesi con un minor costo del lavoro?

Capisco che sia interesse dei potentati locali difendere la scelta di Brebemi, o addirittura giustificare il rilancio della Bergamo Treviglio, ma c’è un limite alla decenza, dato che chi confeziona queste informazioni ha sulle spalle la responsabilità del futuro del nostro territorio.

Basta raccontare balle, è chiaro a tutti che l’autostrada è vuota, anche se l’Eco ci parla di 18000 veicoli nonostante gli unici dati ufficiali parlino di 11000. Bisognerebbe avere il coraggio di raccontare la verità alle persone e di progettare un futuro migliore per i nostri figli. Abbiamo tutti questa responsabilità, facciamocene carico!

ECOBG18-03-2014

 

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