Dopo il nostro esposto all’ANAC, Gori e la sua Giunta sono stati costretti a correre ai ripari, rivedendo completamente la scelta di affidare i lavori tramite gara ad invito. Gli invitati li avevano scelti loro, e i vincitori sono stati i soliti noti.

Dopo aver per mesi ostentato sicurezza riguardo alla regolarità della procedura utilizzata, Gori ora motiva il cambio di rotta dicendo che è necessario “essere davvero trasparenti nei confronti dei cittadini, per il rispetto della legalità e della correttezza”. Ammissione di colpa, quindi?

Non rimanendogli altra possibilità, ora punterà a trasformare la Fondazione Donizetti da ente di diritto privato ad ente pubblico, per scongiurare ogni ricorso in merito all’affidamento diretto della gestione del teatro. Ciò lo obbligherà ad indire una gara europea e a gestire la ristrutturazione del Donizetti da opera pubblica qual è.

Se ci avessero ascoltato a tempo debito, avrebbero evitato lo slittamento dei lavori di almeno un anno, lo spreco di risorse pubbliche per i pareri legali e le doppie procedure di gara, oltre al danno d’immagine per il Comune e il teatro cittadino.

Dopo i numerosi annunci di opere pubbliche in città, al primo banco di prova Gori ha fallito, dimostrando tutta la sua inadeguatezza. Se Bergamo non ha mai avuto una forza politica d’opposizione, questa vicenda dimostra che ora c’è. Il Movimento 5 Stelle non tollera che il bene pubblico venga gestito come fosse cosa di pochi.

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