Le rotte di Orio e l’arrampicata sugli specchi di Gori

Se qualcuno ieri ha visto il Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, intento in una solitaria scalata di specchi nel bel mezzo della discussione sulle nuove rotte dell’aeroporto di Orio al Serio, non si deve stupire: ormai è la (sua) regola. Non si contano più le circostanze in cui il “nostro” si cimenta in valutazioni ed esternazioni su ogni singolo ramo della tecnica.

D’altronde nell’era dei politici-tecnici, non desta più stupore che un Sindaco si improvvisi anche pilota ed esperto di aviazione civile per denunciare che la sperimentazione delle nuove rotte, dallo stesso fortemente voluta, alla prova dei fatti fa acqua da tutte le parti. E lo fa alla stessa maniera del suo mentore, quel Renzi che nonostante abbia provocato al PD un disastro elettorale di notevole peso, continua come un bambino a puntare il dito “sui cattivi”, scaricando la colpa su tutti e tutto.

Il 22 giugno 2017 per l’Aeroporto di Orio al Serio infatti passerà alla storia come l’inizio della giostra.

Sono entrate infatti in vigore le nuove rotte volute dal Sindaco per poter vendere quel fumo che copioso comunque cadeva e continua a cadere ogni singolo giorno dagli ugelli di scarico dei 300 aerei (tra decolli e atterraggi) che, ogni 24 ore, 7 giorni su 7, sorvolano migliaia di persone, case, parchi nel raggio di 40 chilometri dalla Città.

La sperimentazione “Gori” avrebbe dovuto convincere i cittadini che la compatibilità ambientale dello scalo bergamasco con le esigenze dei cittadini era un facile obiettivo, ottenibile da una semplice rimodulazione delle rotte di decollo verso ovest e dall’introduzione di una fascia oraria (11:00-13:00) durante la quale decolli e atterraggi sarebbero stati operati da ovest verso est.
Ma invece di comprendere fin da subito che le nuove procedure avrebbero solo spalmato su molte più persone i disagi, innegabili, fin ad allora circoscritti a pochi, aveva tirato dritto sulle proprie convinzioni o convenienze, e, dopo essersi messo il cappello da comandante, in un momento di esaltazione personale forse dettata dalla precoce candidatura a Governatore delle Regione Lombardia, aveva voluto addirittura ridisegnare d’autorità tutta la geografia delle traiettorie degli aerei operanti sullo scalo, imponendola politicamente a tutto il mondo aeronautico locale tramite un neo Presidente SACBO di “stretta fede” ed un Governo nazionale amico.

Non curante però che, come si dice, la coperta è sempre corta, e più di qualcuno si sarebbe presto accorto della polvere nascosta sotto al tappeto.
Le nuove rotte di decollo verso ovest, infatti, vengono solo portate più “avanti” e, dopo aver percorso diverse miglia sull’hinterland, quasi tutti gli aerei effettuano le virate nella zona Lallio e sull’Ospedale Papa Giovanni. L’unica rotta definita RNAV ricalca in modo identico quella storica che continua a passare tra Colognola e Azzano San Paolo. Le procedure di atterraggio per pista 10 risultano inoltre soggette a restrizioni tecniche talmente rigorose da diventare esse stesse motivo di ritardi e gestione impropria dello spazio aereo locale. Ritardi perché non essendo “di precisione” necessitano di maggiori “separazioni” fra un aereo e l’altro, cosi come evidentemente sono meno “sicure” in termini di affidabilità, e questo crea riduzioni della capacità dell’Aeroporto, a parità di voli schedulati sugli orari. Non è un segreto che già molte compagnie aeree si stanno lamentando delle difficoltà riscontrate nel garantire puntualità delle partenze, e la situazione è destinata ad esplodere in piena estate. Senza contare che un aereo in atterraggio non assume sempre un assetto “pulito” e genera comunque vibrazioni e rumori, dovuti ai necessari aggiustamenti della velocità di atterraggio, tali da risultare nocivi allo stesso modo dei decolli sulla stessa zona.

Piuttosto che “sperimentare” la chiusura notturna dello scalo, il Sindaco Gori ha scelto di imporre “effetti speciali” e il solito marketing creativo, non valutando attentamente coi suoi consulenti che si sarebbe rivelato un bluff destinato a esaurirsi presto. Piuttosto che “giocare al pilota” avrebbe dovuto imporre, questo si, una maggiore mitigazione dei disagi ai cittadini che il problema già lo avevano e continuano ad averlo (Colognola, Azzano), costringendo la Società SACBO a ben più corposi investimenti per mitigare il disturbo acustico-ambientale.
Il Sindaco con la sua sperimentazione ha creato invece un ennesimo problema, ingenerando al contempo confusione fra chi lui addita come i responsabili, al posto suo, dell’esito di un fallimento annunciato: SACBO, ENAC ed ENAV. E invece di ammettere le cause di un proprio madornale errore di valutazione, e dedicarsi a risolvere il problema, tornando sui propri passi, ha scelto lo “sport” preferito da ogni politicante: lo scaricabarile.

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