Ricevo e pubblico questo articolo scritto dai lavoratori di Micron sulle vicende della loro azienda:
GIOIELLI DI FAMIGLIA E IL MODULO SPEZZATINO
Parliamo della crisi occupazionale della St Micron. Prima di affrontare l’argomento è bene riassumere la storia recente di quella che è stata una grande azienda, uno dei fiori all’occhiello del patrimonio industriale nazionale. Nel 2007 la ST scorpora la Divisione Memorie, creando l’azienda ST M6; nel 2008 nasce la Numonyx costituita dalla Divisione Memorie di ST, appena scorporata, e la divisione memorie dell’americana Intel. Le quote azionarie della Numonyx sono quindi possedute quasi alla pari da Intel e ST oltre a un 6% detenuto da una Equity americana, Francisco Partners, nota per investimenti speculativi.
La Numonyx è presente in Italia ad Agrate (MB), Catania e Arzano (NA) con circa 1100 dipendenti fra ingegneri, fisici e tecnologi, ma nel 2010 la Numonyx viene acquisita dall’americana Micron, già presente in Italia ad Avezzano (AQ) con 1800 dipendenti. Con questa operazione la Micron si impossessa di un enorme patrimonio di brevetti e di tecnologie a lei nuove, tra le quali le memorie flash NOR e le memorie a cambiamento di fase (PCM). In poco tempo trasferisce queste tecnologie oltreoceano, i gruppi di design vengono smembrati o ridotti a ruoli marginali.
Nel 2013 lo stabilimento di Avezzano, che produce sensori di immagine, viene venduto alla tedesca LFoundry che riceve un finanziamento dal Governo italiano di circa 40 Milioni di Euro facenti parte di un accordo di programma destinati alla Numonyx e a gennaio di quest’anno la Micron annuncia 419 esuberi, circa il 40% della forza lavoro italiana, nonostante aver ottenuto dei ricavi record nel 2013 e una quotazione azionaria triplicata rispetto a due anni prima.
E questo succede mentre in Francia la ST riassorbe circa 1600 dipendenti di un’altra scorporata, la ST-Ericson, grazie all’intervento e ai contributi del Governo francese, degli enti locali e dell’Unione Europea per un ammontare di circa 1 miliardo di euro! Il tutto grazie a Horizon 2020, il piano di finanziamento europeo per la microelettronica che potrebbe consentire alla ST di riassorbire gli esuberi Micron.
Nella sola sede di Agrate Brianza si parla di 223 lavoratori dipendenti che rischiano di andare in mobilità già da aprile, ma la minaccia che il processo coinvolga altri lavoratori è fin troppo evidente!
Recentemente i sindacati attraverso le Rsu si sono incontrati con l’assessore regionale Melazzini. A livello istituzionale devono essere messi in moto tutti gli strumenti necessari affinché il personale altamente qualificato e d’esperienza (tra gli altri figurano ingegneri e fisici) possa essere tutelato, tramite un forte coinvolgimento di Regione Lombardia e della dirigenza ST. Occorre fare leva sulle reali opportunità di utilizzo dei fondi europei per dare vita ad un nuovo piano industriale con l’obiettivo di garantire i livelli occupazionali.
Il 12 febbraio i sindacati e tutti i lavoratori coinvolti hanno organizzato un presidio davanti alla Confindustria di Monza dove si stava svolgendo un confronto tra le parti conclusosi con la disponibilità della Micron ad erogare solo 12 mensilità di liquidazione oltre alla mobilità, ma i lavoratori non ci stanno!
I sindacati e i lavoratori si stanno preparando a manifestare davanti al Ministero del Lavoro a Roma il 21 febbraio, per dare rilevanza e visibilità ad una questione che a noi pare essere non ancora conclusa. Noi siamo dalla loro parte!