NON ESISTE SOLO IL COVID: IN ITALIA OLTRE 2 MILIONI DI SCREENING IN MENO

Quanto pesa la pandemia sulle diagnosi oncologiche precoci? Ieri, World Cancer Day, abbiamo appreso un dato positivo ed uno molto preoccupante:

• in 10 anni +37% di pazienti vivi dopo la diagnosi
• oltre 2 milioni di screening in meno nei primi 9 mesi del 2020

L’esplosione della pandemia ha determinato una diminuzione non solo degli screening ma anche delle diagnosi generate dallo stesso screening (lesioni cancerose e precancerose). A quasi un anno continuare a considerare gli oncologici meno prioritari rispetto ai rischi di diffusione del virus è pura follia.

I ritardi accumulati  si traducono in una netta riduzione

– delle nuove diagnosi di tumore della mammella (2.793 in meno)

– del colon-retto (1.168 in meno)

– delle lesioni che possono essere una spia

– di del tumore al colon-retto (oltre 6.600 adenomi avanzati del colon-retto non individuati)

– del tumore della cervice uterina (2.383 lesioni CIN 2 o più gravi non diagnosticate).

Il ritardo diagnostico accumulato si sta allungando ed è pari a

4,7 mesi per le lesioni colorettali,

4,4 mesi per quelle della cervice uterina

3,9 mesi per carcinomi mammari

Governo e Regione devono impegnarsi nel garantire le diagnosi e, nello specifico, anche le diagnosi precoci. Non possiamo permetterci che screening ed interventi siano ancora rinviati. Occorrono politiche sanitarie immediate che rimettano subito in moto la macchina. È necessario utilizzare i fondi destinati alla Sanità per potenziare la telemedicina, l’assistenza domiciliare oncologica. È fondamentale l’integrazione con la medicina del territorio, uno dei capisaldi da cui deve partire la realizzazione delle “Reti oncologiche regionali”.

Non dobbiamo abbassare la guardia sul Covid ma allo stesso tempo non possiamo permetterci di trascurare tutto il resto poiché individuare per tempo una patologia può salvare la vita.

[Credit Ph Nancy Borowick]